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Cosa c’è in soffitta? – BookCity 2020

Cosa c’è in soffitta? – BookCity 2020
novembre 14, 2020 redazione

14 novembre 2020.

Cosa c’è in soffitta?

Sabato 14 novembre l’autrice Elisa Vincenzi e l’illustratrice Chiara Bolometti hanno chiacchierato con Lorenza Novelli (responsabile eventi di MIMebù) e con il pubblico sul loro nuovo albo “Cosa c’è in soffitta?“.

Cosa c'è in soffitta_ridimensionata

Stasera parleremo di “Cosa c’è in soffitta?”, un albo capace di suscitare la nostalgia del lettore adulto e la curiosità dei bambini. In questo libro sono presenti tantissimi oggetti del passato che si possono trovare nelle soffitte delle case dei nonni. Come prima domanda voglio chiedervi di raccontarci la storia di come è nato questo libro e quella del vostro incontro.

Elisa Vincenzi: Questo albo è nato in una domenica pomeriggio. Io e Chiara ci siamo conosciute durante un workshop e qualche settimana dopo ci siamo rincontrate a un altro laboratorio. Il workshop di quel giorno prevedeva di mettersi a coppie e ideare un albo. Chiara aveva da un po’ di tempo l’idea di scriverne uno su alcuni oggetti che ormai sono caduti in disuso e ci siamo subito trovate d’accordo. L’idea iniziale era quella di un albo a catalogo dove sulla pagina sinistra ci sarebbe stata l’illustrazione dell’oggetto e su quella destra una filastrocca e un po’ di storia e descrizione dell’oggetto rappresentato. Ha poi subito una trasformazione: a me è venuta l’idea di raccontare una storia, magari quella di una bambina che scopre questi oggetti dando così un filo conduttore ai vari elementi.
Vorrei aprire una piccola parentesi: a volte si pensa che scrivere testi per bambini sia facile, in realtà dietro a un testo come questo c’è un grande lavoro di ricerca e studio sul funzionamento e la storia di questi oggetti, anche se poi non ci sono delle vere e proprie didascalie all’interno dell’albo. Questo libro, però, nasce anche da un’esperienza personale: quella delle giornate d’estate passate in casa dei nonni a scoprire cose antiche. Io personalmente lo facevo assieme a mia sorella che si chiama Chiara, quindi quando abbiamo dovuto scegliere il nome della protagonista mi è venuto naturale chiamarla così in onore sia di mia sorella che di Chiara, la nostra illustratrice.

Chiara Bolometti: Siamo partite da un’esperienza personale, nel mio caso con i miei figli. Ho una casa in montagna in un borgo storico che nasconde tanti piccoli tesori. Mentre stavamo sistemando questa casa, lasciatami in eredità dai nonni, ho notato che i miei bambini erano molto incuriositi da quegli strani oggetti che ritrovavamo come, per esempio, un macinino da caffè, uno scaldaletto e continuavano a domandarmi che cosa fossero e come funzionassero.
Vorrei aggiungere che abbiamo cercato di dare un filo conduttore anche ai luoghi in questo libro, non solo agli oggetti. Si parte dalla soffitta, poi nonna e nipote scendono in strada e lì scoprono altri oggetti, per esempio le cabine del telefono perché volevamo far vedere questi, che ormai possiamo considerare quasi reperti archeologici, nel luogo in cui si trovavano. Sapete, una volta durante un laboratorio con dei bambini ho chiesto loro: “Ma se Superman si cambiava nella cabina del telefono, adesso che non ci sono più le cabine, dove può trasformarsi?”. È sempre bello e divertente sentire le risposte che danno a questo tipo di quesito.

Soffitta 1

Voi due vi bilanciate, lavorate davvero bene insieme, siete una coppia creativa. Le illustrazioni di Chiara sono bellissime e le filastrocche di Elisa contribuiscono a rendere unico questo libro perché sembrano quasi fare parte di un tempo lontano ormai. Quanto ha influito il vostro background lavorativo in questo libro?

Elisa Vincenzi: Penso che il fatto di occuparmi di laboratori musicali venga fuori nei miei lavori, anche se spesso in maniera inconsapevole, non me ne accorgo subito. È anche vero che quando mi blocco mentre scrivo o mi mancano le parole per finire una filastrocca, due sono le cose che mi aiutano a sbloccarmi: una è camminare e l’altra è ascoltare musica. I primi oggetti che Chiara, la protagonista, scopre sono quelli legati al mondo della musica e non penso sia un caso. Ricordo che la prima filastrocca che ho composto è quella sulla macchina da scrivere, ma quando ci siamo trovate a strutturare l’avventura e a decidere in che ordine far apparire gli oggetti mi è venuto abbastanza naturale mettere quelli musicali all’inizio perché per me è così, per me tutto è suono, tutto è musica. Pensate addirittura che quando avevo una vecchia macchina senza autoradio per me il rumore dei tergicristalli era il metronomo su cui cantare.

Chiara Bolometti: I miei spunti arrivano soprattutto dalla mia esperienza di decoratrice, amo utilizzare degli sfondi molto materici, anche quando lavoro in digitale. Mi piace creare sfondi su carta e poi utilizzarli come parti di collage più ampi. Quando creo le mie illustrazioni utilizzo una tecnica mista di analogico e digitale, il secondo da solo mi è ancora un po’ ostile. Inoltre nella mia esperienza visiva è molto forte il riferimento a quel paesino di cui vi ho parlato prima, a me piace l’asimmetria, i muri scrostati, l’imperfezione e quindi mi piace ambientare lì le mie illustrazioni. Non riesco a sintetizzare troppo perché mi piace andare a disegnare non solo degli oggetti, ma anche il loro vissuto, la loro storia. Quindi illustrare questo albo per me è stato un processo abbastanza naturale anche perché sia io che Elisa siamo entrambe amanti del vintage.

Quali sono le vostre principali fonti d’ispirazione?

Elisa Vincenzi: Sicuramente la mia famiglia, mia nonna in particolare. Mia nonna materna è stata la prima persona che mi ha fatto scoprire i libri e che mi ha avviato all’amore per la lettura. Faceva la bidella in una scuola elementare nella quale c’era anche una piccola biblioteca e per la me bambina quello era proprio il non plus ultra. Poi sicuramente leggere tanta letteratura, per ragazzi e non solo, è fondamentale, secondo me, per poter scrivere.

Chiara Bolometti: Anche io prima di essere illustratrice sono una grandissima consumatrice di letture e immagini. La mia passione nasce quando ero bambina: mio nonno era collezionista di libri di storia dell’arte e mi ricordo i pomeriggi passati a perdermi in quelle immagini. Inoltre per me un grande patrimonio visivo sono state le fiabe sonore. Da piccola infatti dicevo sempre che da grande avrei fatto la disegnatrice.

Soffitta 2

L’evento è proseguito con la lettura da parte delle autrici di alcuni passaggi del loro albo, perché alla fine se ne può dire molto a riguardo, ma il modo migliore di presentare un libro è il libro stesso e questo, in particolare, ha la capacità di affascinare chiunque ne senta o ne legga anche solo una filastrocca.

Dopo di che c’è stato un momento molto bello di condivisione con il pubblico di ricordi legati a oggetti ormai appartenenti a un’altra epoca. Ne abbiamo selezionati alcuni che ci sono particolarmente piaciuti e che vogliamo riproporre:

  • “Un giorno in soffitta ho trovato un sacco di oggetti del passato proprio come quelli che avete mostrato voi… Li ho portati ai bambini della scuola materna. Non avete idea di quante idee e curiosità sono uscite dalle menti di quei piccolini! Ne abbiamo costruito una bellissima storia inventata.”
  • “Be’, sicuramente il telefono mi riporta alla casa dei miei nonni paterni. Faceva uno squillo talmente forte che sarebbe stato impossibile non sentirlo, e per chiamare la mia mamma ci voleva tantissimo tempo per comporre l’intero numero… Guai a sbagliare un numero, bisognava ricominciare dall’inizio.”
  • “In questi giorni di trasloco della casa in campagna della mia infanzia ho proprio preso a casa un vecchio walkman a mia figlia di 5 anni. Che sorpresa per lei!”
  • “Il ricordo della mia infanzia non può prescindere da quello del mangianastri giallo, col quale ho passato pomeriggi interi ad ascoltare dischi. Che nostalgia e che pazienza che avevamo…”
  • “Mi ricordo di quando nonna metteva il lucchetto nel telefono per non farmi chiamare la mia migliore amica sennò stavo troppo e costava.”